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TRE, DUE, UNO: AGGIUDICATO Attualità 

TRE, DUE, UNO: AGGIUDICATO

*La rubrica dell’esperto

In questo articolo ci inoltreremo nel mondo delle aste dí antiquariato ,che rimane ancora oggi la strada più redditizia per esitare opere d’arte o da collezione.

Non sarà facile districarsi in un campo così vasto e complesso ,ma vi daremo le “dritte”essenziali per evitare di incappare in quelle clausole dove gli oneri “occulti”rischiano di compromettere i proventi delle vendite.
Prima di tutto il nostro consiglio è di rivolgersi a ditte affermate per evitare seri inconvenienti che, oltre ai costi eccessivi previsti dal mandato di vendita,riguardano l’incuria nella custodia del materiale da voi affidato.Il danneggiamento degli oggetti ,o peggio lo smarrimento degli stessi ,sono eventualità che consigliano una particolare attenzione nella scelta iniziale ,orientata verso istituti con uno”storico”consolidato e quindi una garanzia di serietà nella gestione del rapporto.Vogliamo premettere che è opportuno
fotografare il materiale in affidamento,per avere la possibilità di dimostrarne l’integrità in caso di danneggiamenti successivi alla consegna.Detto questo,la prima considerazione riguarda il mandato di vendita ,solitamente redatto su un
modulo
con fiumi di condizioni ,divise in numerosi paragrafi ,scritti con una grafica minuscola,un po’ come i contratti assicurativi.
Queste caratteristiche hanno un impatto psicologico frustrante, che spesso induce l’interessato ad evitarne l’attenta lettura.
Errore gravissimo ,poiché molte volte accettando le clausole con una firma di fiducia(cioè senza leggere i contenuti del contratto )si avallano condizioni capestro ,di cui dopo il contraente avrà puntualmente occasione di pentirsi.
Analizziamo gli oneri dell’affido e le clausole da tenere d’occhio.
Nella maggior parte dei casi ,gli “agi”delle case d’aste sono del 20% per l’affidatario ed il 30% per l’acquirente,il che significa che la metà dei proventi sul prezzo di aggiudicazione vanno all’istituto.
Non è poco ,considerato che ormai la gran parte delle aste avvengono online e quindi senza il catalogo cartaceo , i cui costi incidono notevolmente sulle spese di gestione .
Spesso però gli addebiti non si fermano qui, ma vengono gravati di voci aggiuntive ,penalizzanti quando assumono la caratteristica di costi fissi,cioè non riferiti ai lotti venduti ,ma a quelli affidati.
Esempio :
un costo fisso non consono e’l’addebito assicurativo .
Una casa d’aste “coerente“ e’ responsabile della custodia dei beni , in quanto elemento fondamentale di garanzia dell’istituto commerciale .
Un’altro addebito inopportuno perché inclusivo della prestazione, e’ il contributo per l’edizione del catalogo cartaceo o per le foto ,se la vendita avviene online.Essi sono a dir poco “imbarazzanti“ perché ,oltre ad essere di competenza della casa d’aste ,possono paradossalmente mandare addirittura in negativo il resoconto dell’ affidatario dei beni,nel caso non si addivenisse ad alcuna vendita. Questi ulteriori oneri sono tutti riconducibili al compenso ricevuto dall’istituto e quindi già compresi nel 50% addebitato.
Altro vincolo da evitare è quello in cui la casa d’aste si riservasse di procedere, per il materiale invenduto,ad un successivo incanto al ribasso rispetto al prezzo di riserva pattuito nel mandato.
Pur essendo questo un protocollo molto ricorrente nelle aste pubbliche,conviene evitarne l’ automatismo e riservarsene l’autorizzazione solo dopo la fine delle aggiudicazioni.
La considerazione finale è che oggi la vendita all’asta dei beni di antiquariato ,tramite istituti commerciali seri ,rimane comunque la strada più redditizia da percorrere.
Viviamo tempi critici, dove i beni voluttuari “soffrono” una situazione commerciale difficile e quindi ,se si vuole vendere ,e’necessario affidarsi alle valutazioni di banditori coerenti con la realtà dell’attuale momento storico dei mercati.

 

*Camillo Lambiase

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