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POLIZIA PENITENZIARIA: CARCERIERI O CARCERATI? L'Avvocato risponde 

POLIZIA PENITENZIARIA: CARCERIERI O CARCERATI?

Approfondiamo con l’avvocato Simone Labonia, la notizia recentemente pubblicata e riferita alle aggressioni subite da agenti penitenziari.

La gestione delle carceri italiane rappresenta una delle problematiche più complesse del sistema giuridico e penitenziario del Paese. Negli ultimi anni, si è assistito a un aumento preoccupante delle aggressioni ai danni degli agenti penitenziari, un fenomeno che solleva serie preoccupazioni sia per la sicurezza degli operatori sia per il funzionamento stesso delle istituzioni carcerarie.

Secondo i dati del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), nel 2023 sono stati registrati oltre 2.000 episodi di aggressione ai danni degli agenti penitenziari, con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente: una tendenza che evidenzia l’aggravarsi della situazione all’interno degli istituti. Le cause di queste aggressioni sono molteplici: sovraffollamento delle carceri, condizioni di lavoro stressanti per il personale penitenziario, e una crescente presenza di detenuti con problematiche psichiatriche.

Il sovraffollamento carcerario è un problema cronico in Italia. Secondo il rapporto del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), al 31 dicembre 2023, la popolazione carceraria italiana era di circa 54.000 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di circa 47.000 posti. Questa condizione contribuisce a creare un ambiente di tensione costante, che può sfociare in episodi di violenza.

Sul piano normativo, il Codice Penale italiano prevede specifiche tutele per gli agenti penitenziari. In particolare, l’art. 336 CP (violenza o minaccia a un pubblico ufficiale) punisce chiunque usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale mentre compie un atto del suo ufficio. Inoltre, l’art. 337 CP (resistenza a pubblico ufficiale) punisce con la reclusione da sei mesi a cinque anni chi oppone resistenza violenta a un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio.

La Suprema Corte di Cassazione ha ribadito che l’aggressione ad un agente penitenziario costituisce un’aggravante specifica, sottolineando l’importanza di tutelare chi opera in un contesto così delicato e pericoloso. La giurisprudenza ha evidenziato come le pene per tali reati debbano essere applicate con particolare rigore, per garantire un efficace deterrente contro comportamenti violenti.

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