Nocera Superiore, nuova denuncia della madre di un bambino disabile: a scuola ancora discriminazioni verso mio figlio
Denuncia “ancora discriminazioni” contro il figlio una madre di Nocera Superiore: lo fa inviando una nuova lettera al ministro Valditara, all’assessore regionale Lucia Fortini, ministro Alessandra Locatelli
Garante disabili Regione Campania e al sindaco di Nocera Superiore Giunta oltre che all’avvocato Laura Belvisi Garante della Persona Disabile Comune di Nocera Inferiore: “Ennesima violazione del diritto all’inclusione scolastica – Classe 5ª B, Plesso Pareti-Pucciano Primo Circolo Didattico di Nocera Superiore”, l’oggetto della lettera.
IL TESTO
“Con profonda indignazione e amarezza, mi vedo costretta a segnalare l’ennesimo episodio di discriminazione subito da mio figlio, alunno con difficoltà di deambulazione frequentante la classe 5ª B del
Plesso Pareti-Pucciano. Dopo la scandalosa esclusione dalla gita scolastica a Roma, la totale assenza di considerazione per i suoi
bisogni in occasione della recita di Natale e delle attività motorie, la scuola continua a dimostrare una vergognosa negligenza e un’assoluta mancanza di rispetto per i diritti di mio figlio L’ultima vergogna riguarda l’uscita didattica al cinema che si terrà il 14 marzo”.
Secondo le indicazioni fornite dalla scuola, gli studenti:
1. Dovranno prendere un treno per raggiungere Nocera Inferiore.
2. Una volta arrivati, dovranno percorrere 650 metri a piedi per raggiungere il cinema.
3. Dopo la proiezione, dovranno percorrere nuovamente 650 metri a piedi per tornare alla stazione e rientrare.
“Un totale di 1300 metri a piedi, senza che sia stata prevista alcuna alternativa per chi, come mio figlio, ha difficoltà motorie. Voglio sottolineare che un bambino con riconoscimento dell’articolo 3, comma 3 della Legge 104/1992 ha una disabilità grave che comporta una ridotta autonomia e la necessità di assistenza continua. Se ha difficoltà di deambulazione, 650 metri a piedi possono rappresentare uno sforzo eccessivo e potenzialmente dannoso. La scuola ha l’obbligo di garantire soluzioni alternative, come un mezzo di trasporto adeguato o un percorso accessibile, per evitare discriminazioni e tutelare il suo diritto alla partecipazione. Ancora una volta, nessuno si è minimamente preoccupato di garantire la sua piena partecipazione. In merito a questa uscita, in data 6 Marzo 2025 ho inviato al Dirigente comunicazione all’interno dell’autorizzazione:
“Mio figlio, solo simbolicamente e al solo fine di farlo viaggiare con i compagni, viaggerà con il mezzo suddetto, perché non in grado di coprire a piedi la distanza dalla stazione alla Sala Roma e viceversa. Quindi, all’arrivo a Nocera Inferiore, dovrò prelevarlo in macchina per accompagnarlo al cinema.” Speravo che il Dirigente si attivasse per trovare una soluzione che garantisse la partecipazione di mio figlio
senza la necessità che fossi io a occuparmi del trasporto.
La risposta del Dirigente? “Gentile signora, con riferimento all’uscita didattica programmata il 14/03/2025 e alle difficoltà di suo figlio
Francesco Pio a coprire a piedi la distanza dalla stazione ferroviaria alla Sala Roma, lo Scrivente La invita a far pervenire a questa Istituzione scolastica la motivazione Dell’impedimento, anche mediante idonea certificazione medica. Si precisa che, allo stato attuale, agli atti di questa Istituzione scolastica è rinvenibile solo Un verbale di commissione medica per l’accertamento dell’handicap datato 17/01/2023, a
Revisione Gennaio 2024, e, quindi, ampiamente scaduto. Tale aggiornamento è anche necessario per continuare a beneficiare dell’esenzione dal Pagamento del contributo di partecipazione all’uscita didattica.” Il Dirigente sta forse mettendo in dubbio il riconoscimento di un documento ufficiale che attesta la disabilità grave di mio figlio?
L’articolo 3, comma 3 della Legge 104/1992 non è un’opinione, non è una richiesta generica: è un documento ufficiale rilasciato da una Commissione Medica dello Stato che certifica in modo inequivocabile la gravità della condizione di mio figlio e le sue difficoltà motorie. Chiedere una ulteriore “motivazione” dell’impedimento è un atto di discriminazione pura e un’offesa gravissima. Il Dirigente sta forse insinuando che mio figlio non abbia realmente una difficoltà a camminare? Sta forse suggerendo che l’articolo 3, comma 3 della 104/1992 gli sia stato assegnato per gioco? Per quale motivo una famiglia dovrebbe dover ribadire e dimostrare ogni volta un’evidenza già
accertata dallo Stato? O forse si pretende che mio figlio si trascini per 1300 metri sotto gli occhi di tutti per “provare” la sua difficoltà?
Una richiesta simile non solo è inaccettabile, ma dimostra un’assoluta mancanza di sensibilità e rispetto nei confronti di un bambino con disabilità. A tale assurda richiesta, ho risposto così: “Gentile Dirigente,
in riferimento alla sua richiesta di ulteriore certificazione medica per attestare l’impedimento di mio figlio a percorrere a piedi la distanza tra la stazione ferroviaria e la Sala Roma, desidero precisare che egli è già in
possesso del riconoscimento ai sensi dell’art. 3, comma 3 della Legge 104/1992, che certifica una condizione di disabilità grave. Tale riconoscimento è sufficiente a comprovare le sue difficoltà motorie senza necessità di ulteriore documentazione. Inoltre, ai sensi dell’art. 3, comma 2-bis del D.L. 90/2014, convertito in L. 114/2014, il verbale di
accertamento dell’handicap rimane valido fino alla convocazione a visita di revisione da parte dell’INPS, anche se la data di revisione è scaduta.
Il verbale di mio figlio ha scadenza gennaio 2025, ma, come stabilisce la normativa, fino a quando la commissione medico-legale dell’INPS non effettua convocazione a visita di revisione, il precedente verbale resta valido in tutto e per tutto.” Non solo trovo indegno che il Dirigente si permetta di mettere in dubbio la disabilità di mio figlio, non riconoscendo un documento ufficiale, ma nella sua comunicazione ha anche fornito informazioni errate. Il Dirigente ha dichiarato erroneamente che il verbale medico di mio figlio è “ampiamente scaduto a gennaio 2024”, quando in realtà la scadenza è gennaio 2025 e, in ogni caso, la normativa stabilisce chiaramente che il verbale resta valido fino alla convocazione a visita di revisione da parte dell’INPS, indipendentemente dalla data di scadenza. Questo dimostra non solo una grave disinformazione da parte della scuola, ma anche un atteggiamento burocratico che ignora i diritti di mio figlio, aggravando la discriminazione in atto. Il Dirigente ha fatto una richiesta ingiustificata e discriminatoria, mettendo in discussione un documento
ufficiale. Non è compito della scuola valutare l’invalidità di un alunno. Esiste già una commissione medica che ha certificato la condizione di mio figlio. La richiesta di ulteriore certificazione è un ostacolo burocratico inutile, che serve solo a ritardare una soluzione e a negare un diritto. La sua richiesta è di per sé un abuso TROVO INDEGNO che ancora oggi il Dirigente si permetta di mettere in dubbio la disabilità di mio figlio, non riconoscendo un documento ufficiale che certifica una disabilità grave. È gravissima la sua risposta, che dimostra un totale disinteresse verso il diritto all’inclusione. A questo punto mi chiedo:
• Quanto ancora dovrà essere discriminato mio figlio prima che qualcuno intervenga?
• Quante altre volte dovrà sentirsi escluso, diverso e abbandonato dalle istituzioni che dovrebbero proteggerlo? Ricordo che il diritto all’inclusione scolastica è sancito dalla Legge 104/1992 e dal D.Lgs. 66/2017 e che la scuola ha l’obbligo di garantire la piena partecipazione di tutti gli studenti. La Nota Ministeriale n. 645/2002 stabilisce chiaramente che le uscite didattiche devono essere accessibili a tutti gli alunni. ESIGO UN INTERVENTO IMMEDIATO E UNA RISPOSTA ENTRO 48 ORE CON UNA SOLUZIONE CONCRETA per:
• Garantire la partecipazione di mio figlio all’uscita didattica senza che debba percorrere un tragitto a piedi incompatibile con la sua condizione.
• Indicare quali provvedimenti verranno presi per evitare che queste discriminazioni si ripetano. Se entro 48 ore non riceverò risposte adeguate e una soluzione concreta, mi vedrò costretta ad agire nelle sedi opportune per tutelare i diritti di mio figlio. Non accetterò più silenzi e mancanza di responsabilità. Nonostante la scandalosa risposta del Dirigente, che ha messo in dubbio l’invalidità di mio figlio, ho
comunque risposto dando spiegazioni che non gli dovevo. Sono stata fin troppo tollerante. A tutto questo si aggiunge l’assordante silenzio delle istituzioni locali, che avrebbero dovuto intervenire già dalla mia prima denuncia fatta e invece ci hanno lasciati soli ad affrontare questa battaglia. È inaccettabile!!!”, conclude la madre.