Estorsioni, armi e droga: 20 indagati del clan Famiglia a processo breve
Camorra a Scafati, accolto l’abbreviato per 22 imputati e sarà ascoltato anche il neo pentito del gruppo denominato “Clan Famiglia” che ha iniziato a riempire verbali della Dda salernitana dalla scorsa tarda primavera. Ieri mattina l’udienza preliminare dinanzi al gip, che ha calendarizzato altre 4 udienze, durante le quali sarà contro esaminato proprio il collaboratore di giustizia. L’indagine è quella della Dda per associazione a delinquere di tipo mafioso, la cui organizzazione si muoveva a Scafati e nella provincia di Napoli, con reati quali estorsione, armi, spaccio, autoriciclaggio e lesioni. Per altri 10, invece, è in corso il rito ordinario al tribunale di Nocera Inferiore. Secondo le accuse, molti degli imputati avrebbero fatto parte di un clan di camorra, autodefinito famiglia, per via dei vincoli di parentela che legano i principali imputati e al cui vertice viene collocato Dario Federico di Boscoreale. Quest’ultimo, come spiegò il Gip nell’ordinanza d’arresto, “già condannato quale capo e promotore di una associazione per delinquere di stampo mafioso nel 2007″ avrebbe spostato i suoi interessi criminali dalla storica allocazione a Pompei e Boscoreale, assumendo il controllo criminale del territorio di Scafati” Secondo le accuse, il clan, in virtù della forza intimidatrice fornita anche dalla disponibilità delle armi da fuoco principalmente approvvigionate da D.T. di Torre Annunziata, gestiva le piazze di spaccio di Scafati e zone limitrofe, dedicandosi anche ad attività estorsive sul territorio e nelle zone confinanti. Secondo la ricostruzione accusatoria, il gruppo si era trasferito nel contiguo territorio di Scafati, a seguito del vuoto di potere correlato all’arresto eseguito nel dicembre del 2021, su richiesta della DDA, di presunti esponenti di un altro gruppo mafioso, acquisendo una supremazia sugli altri gruppi criminali operanti sul medesimo territorio, tanto da essere chiamato ad intervenire per regolare le competenze territoriali camorristiche e dirimere e di gli “sgarri” attuati da altri gruppi che avessero sconfinato dai territori di insediamento. All’epoca, furono ricostruite dieci estorsioni; tra queste una all’interno del porto turistico di Marina di Stabia attuata con modalità eclatanti, ovvero a mezzo di una cosiddetta “stesa” da persone recatisi sul posto a bordo di motociclette di grossa cilindrata.