EMERGENZA CINGHIALI NEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI
In riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal Codacons Cilento sull’emergenza cinghiali, apparse in questi giorni sugli organi di stampa, occorre fare alcune precisazioni: l’emergenza per la presenza di cinghiali ormai, già da qualche anno, è una questione che investe l’Italia intera, non a caso le cronache dei mass media nazionali segnalano la presenza degli ungulati anche all’interno delle città metropolitane.
Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni per far fronte all’emergenza, nei limiti consentiti dalla normativa vigente, ha messo in campo diverse azioni al fine di contenere la presenza del cinghiale nell’area del Parco. Già dal 2017, in coerenza con le linee guida predisposte dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente, ha predisposto un Piano d’azione finalizzato soprattutto a ridurre numericamente la popolazione di cinghiale per ricomporre gli equilibri naturali della specie. Ha formato e abilitato ulteriori 300 selecontrollori in aggiunta ai 230 già operativi dal 2018, ad oggi i capi di cinghiale abbattuti sono circa 8.605.
Negli ultimi quattro anni sono stati deliberati dal Consiglio Direttivo dell’Ente la concessione di contributi per un importo di 600.000,00 euro, per l’installazione di recinzioni elettrificate a protezione dei campi coltivati. Ciò a dimostrazione che da parte dell’Ente l’attenzione sull’emergenza è stata sempre massima.
Ma l’aspetto più rilevante e articolato è stata l’organizzazione della filiera per la commercializzazione della carne di cinghiale. Nei Comuni di Felitto, Roscigno, Cuccaro Vetere e Morigerati sono stati realizzati quattro centri di raccolta dei capi abbattuti da parte dei selettori, dotati di celle frigo. Con bando pubblico rivolto agli operatori economici del settore è stato individuato un centro di lavorazione della carne di selvaggina selvatica in grado di ritirare i capi abbattuti, conferiti presso i centri di raccolta, dai selecontrollori ai quali è riconosciuto un rimborso spese da parte dell’operatore economico.
In merito alla dichiarazione del Codacons circa la liquidazione degli “indennizzi irrisori”, occorre precisare che l’Ente Parco ai sensi dell’art. 15, comma 3 della Legge n. 394/91, è tenuto ad indennizzare esclusivamente i danni provocati dalla fauna selvatica al patrimonio agricolo e zootecnico, l’indennizzo viene determinato sulla base dei prezzi all’origine ISMEA, a cui l’Ente è obbligato per direttive ministeriali.
Si ribadisce, poi, che il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni non ha alcuna competenza sulla presenza di cinghiali nei centri abitati. Infatti, l’art. 19 della Legge 11.02.1992, n. 157, come sostituito dall’art. 1, comma 447, della Legge 29.12.2022, n. 197, stabilisce che: “Le regioni … per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”.
Il Parco non abbasserà la guardia difronte all’emergenza, lo dimostrano le tante azioni intraprese, le risorse economiche impegnate e gli indennizzi liquidati, dichiara il Presidente Giuseppe Coccorullo. Purtroppo, l’azione di selecontrollo ha subìto un rallentamento a causa delle restrizioni impartite dal Commissario governativo per la Peste Suina Africana, che sembra in via di soluzione nel giro di pochi mesi con il raggiungimento completo dell’obiettivo di depopolamento dei cinghiali, previsto dal Piano approvato Commissario.