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ANCHE SALERNO HA AVUTO LA SUA “WOODSTOCK”! L'Avvocato risponde 

ANCHE SALERNO HA AVUTO LA SUA “WOODSTOCK”!

Con l’avvocato Simone Labonia, commentiamo la recente notizia, che ha visto protagonista un raduno musicale privo delle dovute licenze, sul vecchio stile della gioventù “hippie” di fine anni ’60!

I “rave party“, raduni musicali non autorizzati spesso organizzati in luoghi isolati, rappresentano un fenomeno controverso che ha attirato l’attenzione del legislatore, soprattutto in Italia, a causa dei rischi legati alla sicurezza pubblica, al consumo di sostanze stupefacenti e ai danni ambientali.

Nel 2022, il governo italiano ha attuato un giro di vite con il cosiddetto “Decreto anti-rave” (poi convertito in legge), che ha modificato l’articolo 434 del Codice Penale. La norma prevede pene severe, fino a 6 anni di reclusione, per chi organizza o partecipa a raduni non autorizzati in cui vi è un concreto pericolo per la salute o l’ordine pubblico. Per essere considerato reato, il raduno deve coinvolgere almeno 50 persone ed essere caratterizzato dall’occupazione abusiva di terreni o edifici.

La legge punta a scoraggiare tali eventi attraverso la repressione preventiva: le forze dell’ordine possono intervenire già in fase di allestimento e sequestrare gli impianti sonori. Tuttavia, le sanzioni possono variare, includendo reati come:
occupazione abusiva di proprietà pubbliche o private, disturbo della quiete pubblica, spaccio e consumo di stupefacenti e danneggiamenti ambientali, soprattutto quando i “rave” si svolgono in aree protette.

Questa scelta ha sollevato forti critiche, soprattutto dalle associazioni per i diritti civili, che hanno denunciato il rischio di comprimere la libertà di riunione, garantita dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
La Commissione Europea ha chiesto chiarimenti sull’applicazione della norma, sottolineando l’importanza di garantire proporzionalità e rispetto dei diritti fondamentali.

Nonostante le critiche, il governo italiano sostiene che la misura sia necessaria per tutelare la sicurezza collettiva, proteggere le proprietà private e preservare l’ambiente.

Mentre il dibattito resta acceso, è chiaro che la regolamentazione dei rave party rappresenta una sfida per bilanciare sicurezza pubblica e libertà individuali.
La soluzione dovrebbe risiedere in una maggiore collaborazione tra le autorità e i promotori di eventi per regolamentare i raduni, evitando eccessi repressivi e riducendo i rischi per i partecipanti e le comunità locali.







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