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A Nocera ragazzo di 17 anni muore mentre lavorava. Potere al Popolo: “Qualcuno se ne è accorto?” Provincia Provincia e Regione 

A Nocera ragazzo di 17 anni muore mentre lavorava. Potere al Popolo: “Qualcuno se ne è accorto?”

“Scaricato all’ospedale, è morto poco dopo il ricovero un ragazzo di origini marocchine di soli 17 anni. È morto in seguito a un incidente sul lavoro. Spetterà alla magistratura ricostruire la sua identità e dove lavorava, perché il cinismo dei suoi padroni gli ha negato persino un’identità, una storia. – scrive il gruppo Potere al Popolo di Nocera Inferiore –  La notizia ha avuto una risonanza nazionale, ripresa sulle maggiori agenzie di stampa. Ma a Nocera se n’è accorto qualcuno? La città che vanta di essere la “Capitale dell’Agro” ha una classe dirigente che mostri un minimo di sensibilità? Pare proprio di no. Silenzio assordante del sindaco. Che di fronte a un minorenne ammazzato di lavoro nero, nel suo primo giorno di non-contratto, avrebbe potuto chiamare il lutto cittadino. Sarebbe stato un modo di urlare contro una delle più gravi ingiustizie del nostro tempo, quella delle morti sul lavoro contro le quali anche Papa Francesco – che in questi giorni giustamente piangiamo – ha lottato fino alla fine. Sarebbe stato un buon modo, per un sindaco di sinistra che allo scorso primo maggio non ha perso occasione di sottolineare l’importanza del lavoro e della sicurezza, di fare qualcosa di sinistra. Silenzio assordante dei sindacati. Forse sono troppo impegnati a organizzare la passerella dell’imminente primo maggio. Silenzio assordante dei partiti di maggioranza. Anche loro si dicono di sinistra: il lavoro, la qualità del lavoro, la sicurezza sul lavoro dovrebbero essere la loro ossessione. Constatiamo che non è così: forse anche loro sono troppo impegnati a difendere Nocera dai ritratti poco lusinghieri che ne fanno i giornalisti per ricordarsi che la comunità cittadina continua ad annaspare in questo letale pantano di precarietà e di insicurezza. La vicenda di questo povero ragazzo mostra tutte le contraddizioni del nostro tempo. I più deboli – giovani, precari, immigrati, donne – servono come carne da macello a un sistema che non si osa mettere in discussione. Tra pochi giorni la classe dirigente della Capitale dell’Agro si troverà in strada a celebrare la festa del lavoro. Sentiremo ancora una volta le solite parole vuote, prive di visione, su lavoro e ambiente. Le sentiremo da chi non ha fatto nulla per mettersi di traverso rispetto a processi di distruzione del suolo, sfruttamento del lavoro nero, precarizzazione, impoverimento. Sono gli agenti stesso di questo sfacelo a dirci, ogni anno, che penseranno loro a salvarci. Fate una cosa: non salvateci più!”

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