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Nocera Inferiore, l’ultimo killer di Simonetta Lamberti deceduto a Scalea Cronaca Provincia Provincia e Regione 

Nocera Inferiore, l’ultimo killer di Simonetta Lamberti deceduto a Scalea

Era l’ultimo killer in vita di Simonetta Lamberti, uccisa a maggio del 1982 a Cava de’ Tirreni mentre con il padre Alfonso ritornava dal mare. Proprio il genitore, il magistrato Alfonso procuratore capo a Sala Consilina deceduto nel 2016, era obiettivo dei sicari che avevano agito per conto dei gruppi camorristi dell’epoca (la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo). Per l’omicidio della piccola Simonetta era stato condannato a 30 anni di reclusione pena divenuta definitiva ma che, a causa delle condizioni di salute, non stava scontando in carcere. Era ai domiciliari a Scalea dove il boss Antonio Pignataro ieri mattina è deceduto a causa del male che lo affliggeva da anni. L’inchiesta sull’omicidio di Simonetta Lamberti era stata riaperta  a novembre 2011, sulla base delle rivelazioni dello stesso 69enne Pignataro, reo confesso con l’allora pubblico ministero della Dda di Salerno Vincenzo Montemurro. Disse di aver partecipato all’ideazione dell’attentato al giudice, la cui esecuzione materiale sarebbe stata effettuata da altre persone  sotto le direttive di Franchino Apicella (condannato all’ergastolo). Salvatore Di Maio alias Tore ‘o guaglione e Carmine Di Girolamo vengono assolti per insufficienza di prove.  Il  suo nome era emerso anche in altre vicende giudiziarie soprattutto negli ultimi due lustri: a Nocera Inferiore sull’inchiesta denominata “Altra Storia” (voto di scambio) culminata nel processo d’appello a Napoli con quattro assoluzioni per non aver commesso il fatto e tuttora con una richiesta di rinvio a giudizio da discutere in questi giorni a Catanzaro per il patto con il boss di Torre Annunziata Domenico Tamarisco ‘o Nardiello per il patto sulla droga che,  dai balcani con l’appoggio delle ndrine, sarebbe arrivata nell’Agro nocerino sarnese e nei Vesuviani. Antonio Pignataro secondo l’accusa dell’antimafia del capoluogo calabrese avrebbe messo a disposizione dei narco l’appartamento di Scalea per i summit sulla cocaina e per aver nascosto in quella abitazione, dove ieri è morto, il denaro di Tamarisco provento dello spaccio. Dopo la  misura cautelare relativa all’arresto per lo spaccio di droga, il legale Giuseppe Annunziata presentò richiesta di revoca della misura cautelare proprio perchè l’ex boss malato era incompatibile con il carcere: a febbraio di un anno fa fu scarcerato e destinato ai domiciliari a Scalea. Nel frattempo per questa vicenda Antonio  Pignataro doveva definire la propria posizione (insieme ad altri)  tra qualche giorno davanti al gup di Catanzaro, appena un mese fa era stato assolto in Appello a Napoli sul processo “Un’Altra Storia” dopo una condanna  a 8 anni di reclusione.

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